Secondo un recente studio della Helsinki Foundation for Human Rights, l'accesso ad una terapia del dolore efficace è disponibile soltanto in alcuni ospedali polacchi. Lo studio ha coinvolto 16 ospedali regionali e 32 unità chirurgiche negli ospedali distrettuali, a cui sono state fatte domande sulle procedure di gestione del dolore utilizzate; le risposte ricevute da 15 di questi istituti mostrano che esistono delle politiche sulla questione soltanto in alcuni ospedali e che non tutti monitorano il numero di pazienti che ricevono oppioidi.
La Helsinki Foundation for Human Rights ha inviato un'altra lettera al Ministero della Salute – l'organizzazione si era già rivolta al ministero nel 2013 – per sollecitare il miglioramento dell'accesso ad un'efficace terapia del dolore negli ospedali del paese. Il ministero aveva intrapreso alcuni passi nel 2014 per migliorare le procedure per la terapia del dolore negli ospedali, ma occorre fare di più. Nel giugno 2014 HFHR ha inviato varie lettere a numerosi primari a livello regionale e nazionale, chiedendo loro di intervenire per migliorare l'accesso ad una terapia del dolore efficace, incluso il trattamento con oppioidi.
Secondo HFHR, oltre alle attività formative, è necessario introdurre un monitoraggio della gestione del dolore. L'organizzazione ha anche chiesto al ministero di intraprendere ulteriori passi, oltre a quelli già fatti negli ultimi mesi, per introdurre un meccanismo efficace di controllo della qualità per tale terapia.
“Dal punto di vista di un'organizzazione che si occupa di questioni inerenti i diritti umani, l'accesso ad un'assistenza medica adeguata, compresa la terapia del dolore, è un elemento importante per adempiere agli obblighi dello stato nel campo dei diritti e delle libertà fondamentali. Non fornire un sistema efficace di trattamento del dolore significa per lo stato non ottemperare ai suoi obblighi sanciti, tra gli altri, dalla Convenzione Europea dei Diritti Umani, in particolare nell'articolo 3, che proibisce la tortura e i trattamenti inumani e degradanti,” si legge nella lettera indirizzata al ministero.