Il Tribunale Amministrativo di Varsavia si è espresso in favore di un rifugiato ceceno la cui richiesta di protezione internazionale, compilata alla stazione di confine di Terespol,è stata respinta dalla Polizia di Frontiera polacca.
La decisione della Polizia di Frontiera di respingere la richiesta è stata accompagnata da un divieto di fare ingresso in Polonia, basato su una nota di un poliziotto in cui si leggeva che il rifugiato aveva presentato richiesta di ingresso per ragioni economiche.
Una nota non è sufficiente
Nella sentenza, il tribunale ha ritenuto che una nota in cui si legge che lo straniero vuole fare ingresso in Polonia per ragioni economiche non può essere una prova sufficiente dei motivi reali per cui uno straniero prova ad entrare.
Il tribunale ha stabilito che in situazioni come questa è necessario che venga sempre compilato un rapporto e che questo rapporto deve includere la firma dello straniero che conferma la veridicità delle informazioni riportate sul documento.
“Siamo felici di questa sentenza e ci aspettiamo che abbia un impatto sulle pratiche operative della Polizia di Frontiera di Terespol. Speriamo che le richieste di protezione internazionale dei cittadini stranieri siano adeguatamente documentate e accettate per un esame”, ha dichiarato Daniel Witko, avvocato che rappresenta l'Helsinki Foundation for Human Rights (HFHR) di fronte al Tribunale Provinciale Amministrativo.
'A road to nowhere'
HFHR più volte ha sollevato il problema della situazione nella stazione di confine Brest-Terespol e ha sottolineato che la polizia di frontiera viola sistematicamente leggi e procedure che regolano l'accettazione delle richieste di asilo da parte di cittadini stranieri.
Le questioni sono chiaramente illustrate nel rapporto di HFHR “A road to nowhere” e nel video della visita di avvocati e rappresentanti delle ONG alla stazione di confine, dove si è cercato di offrire assistenza ai cittadini stranieri nel presentare domanda di protezione internazionale. Sostanzialmente, alla maggior parte degli avvocati non è stato consentito di conferire con i loro clienti e ai richiedenti asilo stranieri non è stato offerto il supporto di un interprete.
HFHR ha seguito il caso di fronte al Tribunale Amministrativo Provinciale come parte civile e il richiedente asilo è stato rappresentato pro bono dall'avvocato Jacek Bialas.
La decisione del tribunale non è definitiva.