Giovedì mattina il Comitato per le Libertà Civili, la Giustizia e gli Affari Interni del Parlamento Europeo (LIBE) ha tenuto un'audizione sul deterioramento dei diritti, delle norme democratiche e dello stato di diritto in Ungheria. L'audizione fa parte di un processo più lungo in seno al Parlamento per preparare una relazione che potrebbe far scattare per la prima volta l'articolo 7 del trattato UE. La procedura dell'articolo 7 consente ai governi dell'UE di agire contro un altro paese membro qualora il suo governo violi gravemente i valori fondamentali dell'UE. Nel frattempo, la Commissione Europea ha annunciato che porterà l'Ungheria in tribunale per le tre questioni riguardanti le quote dei migranti, la legge contro le ONG e la legge sull'istruzione superiore che colpisce specificamente alla Central European University,
"Di recente avete approvato una decisione che obbliga gli Stati membri ad accettare una quota obbligatoria di migranti", ha dichiarato il ministro degli esteri ungherese Péter Szijjártó alla riunione della commissione LIBE. Szijjártó si riferiva a una decisione dell'UE che obbligava l'Ungheria ad accettare circa 1.300 rifugiati su un totale di 120.000 che avrebbero dovuto essere ricollocati tra i 28 paesi membri dell'UE per alleviare la pressione su Grecia e Italia. L'UE sta ora rivedendo le sue leggi sull'asilo, ma una recentecomunicazione della CE suggerisce che i governi sono lontani dall’aver concordato se accettare o meno il nuovo sistema di ricollocazione - volontario o obbligatorio.
Ungheresi inondati dalla propaganda di governo
La
scorrettezza della dichiarazione del ministro degli esteri ben
rappresenta il livello della propaganda del governo che domina
l'attuale dibattito pubblico del paese. Durante l'udienza, Szijjartó
ha illustrato con orgoglio il successo dell'ultimo strumento di
comunicazione del suo governo: una "consultazione pubblica"
sul fatto che il filantropo George Soros stia dietro una cospirazione
internazionale che vuole distruggere la cultura ungherese.
Gábor Polyák, analista del Mérték Média Monitor Institute che ha anche parlato all'udienza LIBE, ha osservato che la consultazione contiene solo domande trabocchetto ed è stata accompagnata da una campagna di odio sponsorizzata dal governo, progettata per suscitare xenofobia e per orientare l’opinione pubblica contro gli attivisti per le libertà civili.
Polyák ha anche affermato che la stampa libera dell'Ungheria è stata ridotta a una manciata di gruppi editoriali con scarse risorse. Ma l'emittente pubblica non è stata la sola a diventare portavoce della propaganda del governo. Anche il mercato dei media privati è diventato per lo più filo-governativo, in parte grazie alle entrate pubblicitarie che ricevono dallo stato, in violazione alle regole della concorrenza.
La co-presidente dell'Hungarian Helsinki Committee, Márta Pardavi, che ha sollecitato i deputati ad affrontare la questione, ha parlato di attacchi prolungati contro gruppi impegnati nella tutela di diritti. La provocazione da parte di un membro del governo ungherese, che ha suggerito che i servizi di intelligence dovrebbero indagare sui sostenitori della democrazia, è solo l'ultima di una lunga serie di tentativi di intimidire e imbrigliare gli attivisti che lavorano nell'interesse pubblico e che sono stati critici nei confronti delle politiche di Fidesz.
La Commissione porta l'Ungheria in tribunale su più questioni
Sebbene il Parlamento Europeo stia pensando di attivare l'articolo 7 in relazione all'Ungheria, il primo vicepresidente della Commissione Timmermans ha assunto un tono più moderato. Mentre la visione prevalente tra i commentatori è che la situazione in Polonia sia altrettanto grave di quella dell'Ungheria, la Commissione ha cercato di rimarcare le differenze tra i due stati poiché le dinamiche politiche dei partiti hanno permesso di perseguire la Polonia solo attraverso la procedura investigativa, ovvero “la procedura sullo stato di diritto”.
Tuttavia, giovedì la Commissione ha presentato alla Corte di Giustizia Europea tre casi contro l’Ungheria su questioni politicamente sensibili. La legge contro le ONG è stata rinviata alla corte in seguito alla mancata risposta dell'Ungheria alle preoccupazioni espresse dalla Commissione epresse in due fasi precedenti della procedura: la lettera formale di notifica inviata a luglio dalla Commissione e il parere motivato emesso in ottobre.
La Commissione ha contestato la legge contro le ONG perché, nel rendere più difficile per le associazioni che si occupano di tutela dei diritti ricevere donazioni da soggetti di altri paesi dell'UE, interferisce con le leggi UE sulla libera circolazione dei capitali, la libertà di associazione e il diritto alla privacy.
Il secondo caso riguarda il rifiuto dell'Ungheria di ospitare i richiedenti asilo nell'ambito del sistema di quote a livello dell'UE. Fidesz ha fatto ampiamente riferimento ad argomentazioni xenofobe come “i profughi musulmani non hanno alcun posto nelle società cristiane” e “costituiscono una minaccia alla sicurezza”. Il terzo caso riguarda il tentativo del governo di chiudere la Central European University di Budapest, fondata da George Soros.
Secondo Israel Butler, responsabile dell'advocacy di Liberties, "La Commissione e i governi progressisti dell'UE stanno esaurendo il tempo a loro disposizione. Le derive autoritarie sono in aumento in tutta l'UE. Quando i governi decideranno finalmente di fare qualcosa per proteggere i nostri valori fondamentali, saranno ormai troppo deboli per poterli salvare e perderanno tutto ciò che è stato guadagnato dalla Seconda Guerra Mondiale ad oggi. L'UE deve utilizzare tutti gli strumenti a sua disposizione per proteggere la democrazia, i diritti e lo stato di diritto. Per fare pressione sui governi che violano i valori UE, non bastano le misure calate dall'alto, ma è necessario fornire anche sostegno dal basso, per esempio garantendo finanziamenti e protezione legale."