Il rapporto del gruppo di esperti ad alto livello della Commissione Europea suggerisce che lo strumento normativo non è la risposta alle fake news. Liberties sottoscrive questa posizione perché nuove leggi rischiano di mettere a rischio la libertà di parola.
Tuttavia, il rapporto suggerisce che la soluzione sia l'auto-regolamentazione unitamente a dei codici di comportamento per le compagnie online. Liberties ritiene che questi strumenti soft rappresentino una grave minaccia per le libertà civili e la democrazia.
Rendere le imprese commerciali responsabili dei contenuti online e soprattutto del dibattito pubblico mette in grave pericolo la libertà di parola e di informazione. Affinché la democrazia funzioni in maniera adeguata, la società ha bisogno di un dibattito aperto e fervido.
Addossare sulle imprese le decisioni sui contenuti non solo è un pesante fardello per il settore commerciale, ma è anche un meccanismo molto poco trasparente, una modalità del tutto inappropriata per regolare un aspetto così importante come la libertà di espressione in una democrazia.
Peggiorare una situazione già grave
Se la Commissione promuove l'auto-regolamentazione, c'è un alto rischio che si creino limiti sproporzionati e censura. Liberties ritiene che la Commissione dovrebbe incoraggiare altri metodi – indicati nel rapporto - per informare il pubblico su quali informazioni siano corrette.
“La disinformazione può distorcere il dibattito democratico. Ma lasciare alle imprese la decisione su cosa possiamo o non possiamo dire non fa che peggiorare la situazione. Abbiamo bisogno di media e di un servizio pubblico indipendenti per bilanciare i contenuti scorretti della disinformazione”, ha dichiarato Eva Simon, responsabile dell'advocacy sulla libertà di espressione di Liberties.
I servizi informativi indipendenti esistono per garantire la libertà di parola e l'accesso all'informazione a tutti. Tuttavia, il rapporto ignora come tutelare questi diritti fondamentali. Questa lacuna è dovuta a due ragioni. In primo luogo, tutte le associazioni per i diritti umani che hanno fatto richiesta di partecipare al gruppo di lavoro di esperti ad alto livello sono state respinte. In secondo luogo, il rapporto è frutto di un lavoro affrettato, scritto in meno di 8 settimane. Una questione così importante richiede un'adeguata consultazione e una base solida di dati sul mercato mediatico e sulla società.