I giudici scelti personalmente non sono una novità in Ungheria. Prima del cambio di regime del 1989, i tribunali operavano in un modello di stampo sovietico, uno stato unificato, in cui il controllo politico sui giudici era assicurato dal Ministro della Giustizia.
Costituzione del 1989 limita l'influenza del Ministro della Giustizia
La nuova Costituzione del 1989 superò il concetto di potere di stato unificato e garantì l'indipendenza dei giudici. Tuttavia, il ministro rimase a capo dell'amministrazione fino al 1997. I poteri del ministro sui tribunali vennero limitati dalle organizzazioni di autogestione giudiziaria. E la Corte Costituzionale dell'epoca ritenne che il modello di amministrazione fosse compatibile con la Costituzione.
Il sistema, creato nel 1998 e senza precedenti nella storia ungherese, era volto all'isolamento assoluto dell'amministrazione giudiziaria rispetto all'esecutivo. Il Ministro della Giustizia non avrebbe avuto più potere sull'amministrazione dei tribunali e venne istituito un nuovo organismo incaricato di gestire i tribunali: il Consiglio Giudiziario Nazionale.
Il Ministro della Giustizia e due parlamentari facevano ancora parte di questo consiglio, ma i giudici eletti da altri giudici costituivano la maggioranza di due terzi dei membri. Presto si scoprì che il sistema, basato su un modello di totale autogestione, aveva bisogno di una revisione radicale, poiché i presidenti dei tribunali regionali hanno acquisito un'influenza decisiva sull'amministrazione e potevano controllare le loro attività.
2012, altri cambiamenti senza precedenti al sistema giudiziario ungherese
Il 1 gennaio 2012 è stato implementato un nuovo sistema giudiziario, un terzo modello, anch'esso senza precedenti in Ungheria. La Commissione Venezia, che ha in carico l'esame della conformità alle disposizioni costituzionali, non solo ha dichiarato che “la riforma, così com'era, minacciava l'indipendenza dei giudici”, ma anche che “è stato creato un sistema unico, senza eguali in nessun paese europeo”.
In questo nuovo sistema, il presidente della National Judicial Authority (NJA), eletta dal parlamento, aveva poteri estremamente ampi e al Consiglio Giudiziario Nazionale, eletto dai giudici, restavano solo minimi poteri di controllo sul presidente. Da allora ci sono state poche modifiche. Tuttavia, sebbene molti dei poteri del presidente della NJA siano stati limitati a seguito di critiche internazionali, il presidente poteva ancora esercitare un'influenza straordinaria sull'operato dei tribunali.
Il piano del governo era che l'amministrazione della giustizia fosse in parte gestita dal presidente della NJA, eletto dal parlamento, e in parte da un membro del governo, in particolare il Ministro della Giustizia, sotto un moderato controllo da parte dei consigli dei giudici con membri scelti tra loro. Questo significava che il ministro assumeva poteri amministrativi sui tribunali responsabili di produrre sentenze sulle violazioni commesse dall'esecutivo.
Sebbene questo non garantisca una diretta interferenza con le decisioni prese dai giudici, l'amministrazione dei tribunali determina effettivamente chi può prendere decisioni e come.
Il progetto di legge mette saldamente il potere sui giudici nelle mani dell'esecutivo
Secondo il progetto di legge al momento in discussione, il Ministro della Giustizia avrebbe poteri rilevanti rispetto ai finanziamenti dei tribunali amministrativi. Il Ministro potrebbe avviare richieste di candidature per posizioni di giudici amministrativi e consigliare il Presidente della Repubblica sulla nomina e la revoca dei giudici. Inoltre, il ministro assegnerebbe i giudici amministrativi a specifici tribunali e nominerebbe e revocherebbe i presidenti dei tribunali amministrativi (con l'eccezione del presidente del consiglio). Potrebbe inoltre assumere e licenziare i segretari e gli impiegati che prestano servizio nei tribunali amministrativi.
Anche se il Ministro dovrebbe in teoria cooperare con gli organismi di autogestione giudiziaria – tipicamente titolari di diritti di consulenza – nessuno diventerebbe un giudice in un tribunale amministrativo o presidente di un tribunale amministrativo se non fosse il Ministro della Giustizia a proporlo.
Cosa possiamo aspettarci dal futuro?
Per il momento, il governo non prevede di licenziare i giudici attualmente in servizio nei tribunali amministrativi. Tuttavia, se i giudici chiedessero di essere dispensati dai tribunali amministrativi o dalla Corte Suprema Amministrativa, le loro richieste verrebbero accolte. Le richieste di candidature saranno disponibili soltanto per i posti rimasti vacanti man mano, ma non sappiamo ancora quanti di questi nuovi giudici saranno nominati. I vertici giudiziari – con l'eccezione dei presidenti dei consigli – non potrebbero di mantenere i loro posti, ma solo i loro compensi.
I giudici che chiedono di essere trasferiti potranno continuare le loro carriere presso i tribunali del lavoro. Quindi, finché chiedono di passare al nuovo sistema, i giudici al momento in servizio presso i tribunali amministrativi possono impedire, almeno temporaneamente, soltanto la nomina politica di giudici chiamati ad emettere sentenze nei nuovi tribunali speciali.