L'11 ottobre 2013, 268 persone sono annegate nel Mediterraneo a 60 miglia dalla piccola isola di Lampedusa. Tra i morti c'erano 60 bambini. Le vittime sono per la maggior parte siriani che fuggivano dalla guerra per rivendicare il diritto di asilo in Europa.
Invece di rispondere tempestivamente alla richiesta di soccorso inviata con un frenetico SOS da un medico siriano alla guardia costiera italiana, le autorità marittime italiane e maltesi si sono messe a discutere su chi fosse responsabile di dover affrontare l'emergenza. Mentre il peschereccio, che ospitava più di 400 persone, imbarcava sempre più acqua, la nave della Marina Militare Italiana ha iniziato ad avvicinarsi lentamente, in attesa che arrivasse da Roma l’ordine chiaro di intervenire.
La
Libra finalmente
arrivò, ma solo dopo che il peschereccio si era già capovolto e
centinaia di persone erano annegate.
Nel
quarto anniversario del naufragio, l'11 ottobre 2017, è stato
avviato un processo presso il Tribunale penale di Roma. Sette
ufficiali nazionali della Marina e della Guardia Costiera sono
accusati di omissione di soccorso e omicidio colposo.
Arturo Salerni, famoso avvocato in Italia, rappresenta una coppia di coniugi provenienti dalla Siria che ha perso le quattro figlie nel naufragio. Il 10 dicembre, in occasione della 69ª Giornata internazionale dei diritti umani, Liberties ha colto l'opportunità di intervistare Arturo Salerni. Ricordiamo che: l'articolo 14 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo afferma che tutti hanno il diritto di cercare e di ottenere in altri paesi protezione dalle persecuzioni.
Liberties:
signor Salerni, al processo per cosa combatterà?
Arturo
Salerni: Combatterò per il perseguimento dei responsabili e per una
dichiarazione della loro colpevolezza e responsabilità penale per le
286 persone morte a causa della loro omissione di soccorso. Il nostro
lavoro è stato ulteriormente complicato da una richiesta di
archiviazione della Procura di Roma, nonostante un giudice di
Agrigento si sia precedentemente rifiutato di archiviare.
Dove
e come vivono oggi i genitori che lei difende?
Il
signor Wahid e sua moglie ora vivono come rifugiati in Svizzera.
Siccome ho promesso alla coppia di essere discreto riguardo alla loro
vita personale, non posso fornire maggiori dettagli.
Catia Pellegrino, comandante della nave Libra, che è stata chiamata in soccorso alla barca dei migranti, ha agito secondo la legge marittima internazionale. Inoltre, la barca dei migranti si trovava nella zona di salvataggio marittimo di Malta. Perché questi fatti non bastano ad assolvere lei e i suoi comandanti dall’aver commesso un crimine?
La legge italiana e le convenzioni internazionali sul diritto marittimo stabiliscono, come priorità al di sopra ogni altro obiettivo, di prendersi cura della vita di coloro che sono nel mare. Per quanto riguarda la posizione di Catia Pellegrino, i giudici hanno disposto un'inchiesta supplementare per chiarire se, come noi riteniamo, fosse stata informata della reale situazione di pericolo della piccola barca nei pressi di Lampedusa.
Malta
afferma di non riuscire a far fronte all'enorme estensione della sua
area di ricerca e salvataggio. Qual’è dunque la responsabilità di
Malta in questa vicenda?
Malta
è stata per anni il coordinatore formale di un'enorme area di
ricerca e soccorso, ma cionondimeno l'Italia ha sempre svolto
operazioni di salvataggio. In ogni caso, gli operatori italiani sono
anche accusati di non aver fornito a Malta informazioni corrette
sulla posizione della nave della Marina Militare italiana, che era la
nave più vicina alla barca dei migranti – si trovava a 19 miglia,
quindi a circa un'ora di distanza.
Da ottobre 2013 a ottobre 2014, il governo italiano ha guidato Mare Nostrum, un'operazione di soccorso in mare che ha salvato circa 150.000 migranti. Poi, Mare Nostrum è stato chiuso e Triton, operazione Frontex dell'UE, e le barche private di gruppi come Medici Senza Frontiere, hanno salvato molte persone nel Mar Mediterraneo. Quest'estate, queste organizzazioni di salvataggio sono state accusate di essere il principale "fattore di attrazione" per il crescente numero di imbarcazioni di migranti, e sono state anche accusate di collaborare con i trafficanti di esseri umani. Qual è la sua opinione riguardo queste accuse?
Parlare di un "fattore di attrazione" vuol dire guardare questa situazione dalla prospettiva opposta rispetto a quella che si dovrebbe adottare. La realtà è che le barche delle ONG private hanno contribuito a salvare migliaia di vite dopo la chiusura di operazioni come Mare Nostrum. Secondo diversi studi, la fine di Mare Nostrum ha portato a molte morti e le barche private erano l'unico rimedio esistente. Quelli che dovrebbero essere accusati non sono gli attivisti delle ONG, ma coloro i quali hanno il potere di intervenire ma rifiutano di utilizzarlo. I trafficanti hanno lavoro facile quando mancano efficaci operazioni di soccorso e corridoi umanitari. Invece di implementare questo tipo di iniziative, i governi dell'UE, pur di fermare le partenze, firmano accordi con dittatori che negano i diritti umani fondamentali ai migranti. Questo non aiuta affatto la situazione.
In
questi giorni nei paesi dell'Europa continentale come la Germania, si
sente parlare poco, dalla maggior parte dei media, del dramma dei
migranti nel Mediterraneo. Il numero di persone che annegano in mare
è diminuito?
Al
momento gli accordi internazionali tendono a fermare coloro che
cercano di fuggire in Europa. Per questo motivo, è diventato molto
difficile quantificare il numero di persone che sono morte nei campi
in Libia o durante la loro fuga, ma in ogni caso le tragedie
quotidiane non si sono fermate.
Secondo
lei, chi deve assumersi la responsabilità di fermare tragedie come
il naufragio dell'11 ottobre 2013?
Il
primo dovere di un governo democratico dovrebbe essere quello di
proteggere il diritto alla vita, soprattutto quando ci sono così
tanti episodi mortali da diventare prevedibili. Coloro che hanno il
potere di fermare queste tragedie
e
scelgono di non vivere con un'enorme peso sulle loro spalle.
Ai
suoi occhi, qual’è la situazione dell'umanità in Europa
all’avvicinarsi della fine del 2017?
Siamo
certamente in uno dei momenti più bui della storia europea dalla
seconda guerra mondiale.
Intervista di Cora Pfafferott