Alla manifestazione che si è tenuta il 1 luglio 2014, in 4,000 hanno protestato contro il “Monumento sul Genocidio degli Armeni” nella chiesa armena di Almelo.
L’uomo è stato condannato a 120 ore di lavori socialmente utili, un mese di carcere, pena poi sospesa, e a due anni di messa alla prova.
Incitamento alla violenza contro gli armeni
L’uomo è stato ritenuto colpevole di incitamento alla violenza contro gli armeni. Durante la manifestazione aveva tenuto un discorso e cantato slogan del tipo “Karabakh sarà la tomba degli armeni”. Le parole utilizzate contengono un chiaro riferimento alla morte. Per il tribunale, il significato dell’espressione è indubbiamente violento e quindi una grave violazione della libertà di espressione, uno dei diritti fondamentali della nostra società democratica.
Tali espressioni sono da considerarsi particolarmente dolorose per gli armeni, per via della guerra nell’area Nagorno-Karabakh in Azerbaijan. E’ stato ritenuto deplorevole soprattutto il fatto che l’uomo abbia fatto ripetere al pubblico migliaia di volte le sue parole.
Figura influente
Non c’è stata alcuna richiesta pacifica agli armeni di lasciare Karabakh, come la difesa ha argomentato durante il processo. Questo si desume da quello che sostanzialmente ha detto l’uomo, che non contiene alcun riferimento allo spostamento geografico degli armeni. Inoltre, l’intensità e il tono delle sue parole, insieme all’incitamento del pubblico a ripetere le sue parole più volte, dimostrano che non è stata una richiesta pacifica.
L’uomo è il presidente dell’Associazione Culturale Olanda-Azerbaijan turco ed era il co-organizzatore della protesta. Per questo, godeva di un certo livello di autorità e si presume che le sue parole fossero tenute in grande considerazione.
Il tribunale ha tenuto conto anche del fatto che le sue espressioni hanno raggiunto un vasto pubblico, soprattutto perché la protesta, compreso il suo discorso, sono stati trasmessi in televisione.
Condanna più severa
Il tribunale ha chiesto una sanzione più severa rispetto a quella inizialmente chiesta dalla procura. Una pena meno severa è stata considerata inappropriata alla luce della gravità delle circostanze dell’evento. L’uomo ha detto chiaramente di non essere pentito e di non capire cosa avrebbe fatto di male. Il tribunale, nell’intento di impedirgli di ripetere il reato, gli ha imposto 120 ore di lavori socialmente utili, oltre a un mese, sospeso, di detenzione e a due anni di messa alla prova.