Le tre associazioni hanno tenuto insieme una conferenza stampa il 6 febbraio dopo aver vinto la loro battaglia per accedere al contenuto dell’accordo.
La richiesta di libertà di informazione porta alla diffusione del documento
Le associazioni hanno utilizzato Legge sulla libertà di informazione (Freedom of Information Act - FOIA) per accedere al documento. Mentre il Governo italiano aveva negato l’accesso a questi documenti per motivi di sicurezza, il Tribunale Amministrativo per il Lazio lo ha concesso, ritenendo la decisione del Ministero degli Affari Esteri “contraddittoria e ingiustificata”.
“Oggi abbiamo reso pubblico l’accordo.”, ha affermato CILD dopo la conferenza stampa. Nella conferenza stampa sono intervenuti membri delle associazioni tra cui Francesco Vignarca (Rete Disarmo), gli avvocati Arturo Salerni, Gennaro Santoro (CILD), Giulia Crescini, Lucia Gennari e Salvatore Fachile (ASGI) e il giornalista Giacomo Zandonini.
Un lungo processo che ancora non è terminato
Le associazioni hanno chiesto di conoscere il contenuto dell’accordo bilaterale tra Italia e Niger e delle lettere che le autorità nigerine hanno inviato al governo italiano il 1 novembre 2017 e il 15 gennaio 2018. Inizialmente, il Governo italiano aveva negato l’accesso a questi documenti per motivi di sicurezza, sostenendo che la loro pubblicazione sarebbe stata dannosa per le relazioni internazionali.
A seguito di questo diniego, le associazioni hanno presentato ricorso al Tribunale Amministrativo per il Lazio, che ha ordinato al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale di esibire l’accordo.
Tuttavia, sembra che queste lettere costituiscano la vera base giuridica della cooperazione tra l’Italia e il Niger, ma il Tribunale amministrativo non ha ordinato la divulgazione del loro contenuto, per cui né la società civile, né gli stessi Parlamentari conoscono il suo contenuto.
Accordo fa luce sul commercio delle armi
L’accordo di cooperazione di 6 pagine dimostra alcune incongruenze, dato che menziona “visite di navi” con il Niger, un paese che non ha accesso al mare.
L’accordo sembra trasformare la collaborazione sulla difesa tra Italia e Niger in una collaborazione di tipo industriale. In particolare, l’accordo permette il trasferimento del materiale militare da parte dell’Italia e dà la possibilità ai privati di esportare mezzi militari, aggirando la normativa sul commercio delle armi. L’accordo fa del Niger un partner commerciale, il che riduce i controlli sull'esportazione delle armi.
La modalità di conclusione di questo accordo è un esempio di come le autorità italiane ricorrono sempre più spesso ad accordi in forma semplificata, entrando in vigore al momento della firma. In questo modo gli accordi vengono sottratti alla ratifica e non sono soggetti al controllo delle Camere e del Presidente della Repubblica. Questo particolare accordo è entrato in vigore dall'autunno del 2017, ma ad oggi non è ancora stato sottoposto al vaglio del Parlamento.
Le Associazioni richiedono la divulgazione di lettere non pubblicate
Secondo il giornalista Giacomo Zandonini presente alla conferenza stampa, il Niger è diventato un partner strategico per diversi paesi nei settori di immigrazione e sicurezza. Ha dichiarato che “uno dei motivi del coinvolgimento dell’Italia è la lotta contro il traffico dei migranti attraverso il Niger”.
Le tre associazioni durante la conferenza stampa hanno presentato l’accordo, risposto alle domande e condannato il fatto che le lettere tra l’Italia e il Niger non sono state pubblicate. Zandonini si è soffermato sul fatto che “questo FOIA è fondamentale per garantire la trasparenza”.
Il caso dell’accordo Italia-Niger dimostra che le richieste sulla libertà di informazione sono utili e necessarie per garantire la trasparenza ed il controllo democratico sulla politica estera del Governo italiano. Per questo motIvo, ASGI e CILD presenteranno un ricorso al Consiglio di Stato in relazione alla parte della sentenza che nega l’accesso alle lettere inviate dalle autorità nigerine. Questo ricorso contribuirà a ristabilire il principio democratico su cui è fondata la normativa sull’accesso civico e la possibilità della società civile di effettuare un controllo diffuso delle attività della pubblica amministrazione.