Elaine McDonald può muoversi in maniera limitata a causa di una disabilità. Non è in grado di accedere da sola al bagno e all'utilizzo del lavandino. Le autorità locali di Londra le avevano garantito un'assistenza notturna a partire da marzo 2007. Tuttavia, il 21 Novembre 2008, le stesse autorità le hanno comunicato che l'assistenza notturna le sarebbe stata revocata e sarebbe stata sostituita da pannolini per l'incontinenza ed incerate (teli impermeabili). Per il governo britannico l'intento di questa misura era quello di risparmiare 22.000 sterline l'anno.
La Signora McDonald ha presentato un ricorso, affermando che le autorità non avevano correttamente valutato le sue esigenze. Inoltre, la ricorrente ha sostenuto che la decisione di revocare l'assistenza notturna violava la sua dignità, con conseguente violazione del diritto ad una vita privata, tutelato dall'articolo 8 della Convenzione dei diritti dell'Uomo. Il ricorso venne rigettato e la Signora McDonald impugnò tale decisione in appello.
Tra Novembre 2009 ed Aprile 2010 è stato riesaminato il provvedimento in materia di sostegno e assistenza alle persone disabili. La conclusione, per quanto riguarda questo caso, è stata che l'utilizzo dei pannolini poteva soddisfare le necessità sanitarie della Signora McDonald. In attesa della decisione della Corte di Appello, la Signora McDonald trovò un accordo con le autorità di Londra, che le concessero assistenza notturna per quattro/cinque notti a settimana, mentre il suo compagno si sarebbe preso cura di lei durante le restanti notti. La Corte di Appello ha deciso che durante il periodo in cui alla Signora McDonald sono stati forniti solo pannolini ed incerate, da Novembre 2008 a Novembre 2009, le autorità locali non hanno adempiuto al loro dovere di prendersi adeguatamente cura della signora. Tuttavia la Corte ha constato che le autorità avevano corretto la decisione ingiusta raggiungendo un accordo con la Signora McDonald. Per questo motivo, è stato ritenuto ingiustificato il ricorso per violazione dell'articolo 8. Anche il ricorso dinanzi alla Suprema Corte non andò a buon fine. La Suprema Corte ritenne che tutte le necessità sanitarie della Signora McDonald erano sufficientemente soddisfatte. Nel 2011, le autorità revocarono completamente l'assistenza notturna.
La Signora McDonald si è rivolta alla Corte EDU, accusando le autorità di aver violato l'articolo 8 per aver revocato l'assistenza notturna, ed ha anche sottolineato che l'uso di pannolini violava la sua dignità. I giudici di Strasburgo decisero, come i loro colleghi britannici, che il suo diritto alla vita privata fosse stato violato nel periodo compreso tra Novembre 2008 e Novembre 2009 (sentenza 20 maggio 2014, causa 4241/12). La Corte non ha rilevato alcun fondamento normativo per la revoca della prestazione sociale precedentemente concessa, e ha ritenuto che la cessazione dell'assistenza notturna fosse stata illegittima. Alla ricorrente è stato riconosciuto un risarcimento per un totale di 1.000 euro.
Per quanto riguarda il periodo successivo al 4 Novembre 2009, la Corte ha dichiarato che la revoca dell'assistenza notturna fosse legittima. L'aver interferito con il diritto al rispetto della vita privata e familiare della ricorrente trovava giustificazione negli interessi economici dello Stato e negli interessi delle altre persone che beneficiavano di servizi di assistenza sanitaria. I giudici dovevano decidere se quest'ingerenza fosse "necessaria in uno stato democratico", soprattutto perché la necessità era determinata dalle condizioni economiche dello Stato. La Corte ha ribadito che per quanto riguarda l'assistenza sociale, l'assistenza agli anziani e l'assistenza sanitaria, lo Stato ha una grande discrezionalità, in particolare sulla questione dell'uso dei fondi. Pertanto, i giudici hanno ritenuto di non aver competenza per riesaminare la decisione delle autorità su come distribuire il loro budget.
La Corte ha concluso che le autorità locali (attraverso un regolare riesame della loro decisione), i Tribunali e le Corte adite avevano bilanciato sufficientemente l'interesse del ricorrente con gli interessi delle altre persone che beneficiavano dell'assistenza sociale. I giudici hanno posto l'attenzione sulla modalità in cui l'assistenza è stata concessa, più che sul fatto che la ricorrente è stata privata del suo diritto ad avere un'assistenza, ed inoltre hanno sottolineato che l'assistenza notturna è stata revocata per concederne una più economicamente conveniente, ma altrettanto efficiente. La decisione di revocare l'assistenza notturna è stata ritenuta dalla Corte non abbastanza grave da comportare una violazione dei diritti della ricorrente. Inoltre, per il periodo successivo al 4 Novembre 2009, non c'è stata alcuna violazione dell'articolo 8.
La Corte ha affermato che è importante che lo Stato prenda sempre in considerazione la dignità umana e il diritto alla vita privata e familiare, quando si tratta di revocare la prestazione di servizi socio sanitari, e ha riconosciuto che le autorità devono sempre trovare un equilibrio tra le esigenze relative all'uso delle risorse economiche della comunità ed i diritti e le esigenze dei singoli beneficiari.