Il piano di lanciare un nuovo impero mediatico definito Central University Press and Media Foundation (abbreviato in ungherese con KESMA) porterebbe ad una concentrazione senza precedenti dei media in Ungheria. All'autorità garante della concorrenza è stato impedito di indagare sulla fusione tramite un decreto governativo, secondo cui l'accordo “ha un'importanza strategica per l'interesse pubblico”. Siccome vi sono forti dubbi sulla costituzionalità della fusione, HCLU si è rivolta al tribunale.
Governo ungherese adotta iniziative senza precedenti per consolidare il potere dei media
Il 28 novembre la fusione KESMA è stata annunciata all'autorità garante della concorrenza, rivelando così l'avvio di un enorme cartello di media filo-governativi.
Secondo quanto annunciato, il KESMA avrebbe acquisito il 100% delle azioni di Opus Press Ltd., Echo Hungária TV Ltd., Magyar Idők Publishing Company LLC., e New Wave Media Group for Communication and Service Providing LLC. In base a uno studio realizzato dal portale d'inchiesta Átlátszó, ne sarebbe derivata la fusione di 476 media, che, secondo quanto annunciato, avrebbero generato un fatturato di circa 60 miliardi di fiorini ungheresi (190 milioni di euro) nel 2017. Un'infografica di Átlátszó illustra bene la situazione.
Secondo le informazioni contenute nel fascicolo KESMA dell'autorità garante per la concorrenza, l'ufficio per le fusioni avrebbe avviato una procedura in merito alla concorrenza e in seguito il Consiglio per la Concorrenza avrebbe avviato un'indagine. Tuttavia, il decreto governativo 229/2018, entrato in vigore il 5 dicembre, ha bloccato questo controllo sostenendo che la fusione è di importanza strategica nazionale ed è stata fatta “nell'interesse pubblico”. Quest'unica norma è stata considerata motivo sufficiente affinché la fusione fosse esentata dal controllo previsto dalla normativa sulla concorrenza.
Il giorno successivo l'autorità garante per la concorrenza ha chiuso la procedura per mancanza di giurisdizione sulla questione.
La fusione rende impossibile una concorrenza leale
Questa fusione determinata vari problemi sostanziali, procedurali e costituzionali. Il decreto del governo e il fatto che all'autorità per la concorrenza sia stato impedito di esaminare la questione sono tra i principali oggetti di preoccupazione. Qui ci focalizziamo su questi due. Pubblichiamo inoltre la nostra petizione al tribunale contro la decisione dell'autorità per la concorrenza.
Il mercato mediatico e il pluralismo sono gravemente distorti dalla concentrazione creata dal KESMA e in tali circostanze è impossibile una concorrenza economica leale. Secondo Kreatív Online, oltre la metà dei profitti generati dai quotidiani stampati andrebbe al KESMA.
La maggior parte dei giornali locali appartiene già a uomini d'affari con forti legami con il governo e sono fortemente supportati dai partiti di governo, il che li rende di fatto organi di propaganda.
Ad esempio, prima delle elezioni generali del 2018, tutti questi giornali locali hanno pubblicato in copertina la stessa storia con una foto di Viktor Orbán con il titolo “Loro votano Fidesz!” Il lancio del KESMA significa che anche altri giornali locali saranno sottoposti all'influenza governativa, compreso Új Dunántúli Napló e la sua edizione online, oltre a bama.hu nella regione Baranya, al settimanale politico Szabad Föld e alla rivista pubblicitaria Szuperinfo pubblicata nell'edizione locale di Pécs.
Gli appelli possono essere presentati solo da concorrenti del KESMA
Solo un concorrente del KESMA può ricorrere in appello in tribunale. Il nostro cliente, ricorrente nella procedura legale, è Szabad Pécs, un sito di informazione politica indipendente di Baranya County e Pécs. Il sito funziona con le entrate pubblicitarie e potrebbe trovarsi in una situazione gravemente svantaggiata dopo la fusione.
Sosteniamo inoltre che sia il decreto del governo che la legge del parlamento siano incostituzionali. La legge è incostituzionale perché non specifica le condizioni in base alle quali alcune transazioni possano essere esentate da un'ispezione della legge sulla concorrenza. Il decreto del governo è incostituzionale perché viola la legge usando solo due parole nelle argomentazioni (interesse pubblico). Abbiamo anche chiesto che il giudice si rivolga alla Corte Costituzionale per un ulteriore esame.
La fusione deve essere bloccata o va condotta una verifica della concorrenza
Abbiamo chiesto un esame giudiziario sulla decisione dell'autorità per la concorrenza. Abbiamo chiesto al tribunale di modificare la decisione dell'autorità per la concorrenza e di bloccare la fusione o, in alternativa, di obbligare tale autorità a realizzare un'ispezione completa in base alla legge sulla concorrenza.