Technologie e Diritti

I guardiani del Costituzionalismo hanno fallito – L’imparzialità delle Elezioni è in Pericolo in Ungheria

Le vergognose decisioni prese la scorsa settimana dalla Corte Costituzionale ungherese, dalla Commissione Elettorale Nazionale e dall'Autorità per la Protezione dei Dati hanno dimostrato che le preoccupazioni delle ONG sui diritti umani avevano ragion d'essere: queste istituzioni, che dovrebbero essere indipendenti e porsi a guardia del costituzionalismo, non lo hanno fatto.

by Hungarian Civil Liberties Union

La Corte Costituzionale ungherese, la Commissione Elettorale Nazionale e l’Autorità per la Protezione dei Dati fanno gli interessi del governo invece di limitare il suo potere. Ma noi non possiamo compiacerci di questo fallimento poiché crediamo che i nostri diritti fondamentali siano messi a rischio da tale cattiva condotta, la quale sta riguardando la questione pubblica fondamentale della democrazia: le elezioni.

La Corte Costituzionale ha respinto due reclami individuali in pochi giorni. La Corte si è rifatta a motivazioni formali, senza andare a indagare i fatti nella loro sostanza. Il primo rigetto riguardava la regolamentazione dei manifesti elettorali nei luoghi pubblici. Il reclamo sosteneva che le restrizioni sui manifesti commerciali fossero state estese ai manifesti elettorali attraverso strumenti normativi. In tal modo le restrizioni già presupposte in un atto sulla procedura elettorale erano state estese arbitrariamente. Tutto ciò indubbiamente limita le opportunità delle campagne elettorali ed è strettamente legato alla possibilità per i cittadini di esercitare il proprio diritto di voto. Secondo la Corte. tuttavia, non c’era terreno sufficienteper una revisione costituzionale. Essa non ha dunque affrontato il merito della questione.

Il secondo reclamo rigettato aveva a che fare con elettori che si trovano all’estero al momento delle elezioni. Si affermava che essi non fossero messi in condizioni uguali agli altri, non essendo loro permesso di votare per posta. Il reclamo – che non è l’unico del suo tipo davanti alla Corte Costituzionale – è stato rigettato in quanto la Corte non ha trovato che elettori all’estero fossero parti interessate. L’assurdo ragionamento della Corte spiega che il ricorrente non può essere ritenuto interessato dalla violazione, poiché la legislazione impugnata lo esclude dalla possibilità di votare per posta. Sulla base di tali rigetti, è dubbio se il principio di eguaglianza di fronte alla legge sia ancora in vigore in Ungheria o meno.

In un terzo caso, seguendo l’Ufficio Elettorale Nazionale, l’Autorità Nazionale per la Protezione dei Dati e la Libertà di Informazione ha anch’essa voltato le spalle alle elezioni. Ci sono basi ragionevoli per ritenere che si stia facendo abuso dei dati personali degli elettori, e nonostante ciò la Commissione Elettorale Nazionale ha ritenuto di non essere obbligata a monitorare i resoconti relativi all’abuso massiccio delle firme. I reclami riguardavano la questione se ci fossero candidati che sono riusciti a raccogliere il numero di firme richiesto per la candidatura attraverso l’uso improprio di dati personali. L’Autorità per la Protezione dei Dati ha parlato della possibilità di monitorare tali reclami come di un carico di lavoro sproporzionatamente vasto, che potrebbe minacciare la gestione del processo elettorale.

Le decisioni di questi organi non possono trovare giustificazione nelle brevi scadenze amministrative delle elezioni. Alla luce di tale comportamento di organismi indipendenti dello stato, le tre organizzazioni sui diritti umani hanno concluso che ciò segna la fine della riforma del diritto pubblico ungherese. Praticamente, tutte le procedure e i meccanismi capaci di correggere secondo regole di legge la presa di decisioni non democratiche hanno smesso di esistere. Il lasciare irrisolte questioni legate al processo elettorale in corso dimostra che istituzioni indipendenti vanno incontro agli obiettivi del governo piuttosto che proteggere il costituzionalismo e i diritti fondamentali.

Leggi l'intera analisi qui.

Eötvös Károly Institute, Hungarian Helsinki Committee e Hungarian Civil Liberties Union

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