Nonostante i vari casi contro lo stato italiano per tortura commessa dalle sue forze di polizia, non ci sono stati concreti passi avanti nell'introdurre il reato di tortura nel codice penale.
La storia si ripete
Era soltanto un anno fa: la Corte Europea dei Diritti Umani (Corte EDU), nella sentenza sul caso Cestaro, condannava pesantemente l'Italia per violazione dell'articolo 3 della Convenzione Europea sui Diritti Umani – che proibisce la tortura e ogni trattamento crudele, inumano e degradante – durante i fatti del G8 di Genova.
La violenza era avvenuta durante l'incursione della polizia nella scuola Diaz. Gli abusi della polizia erano rimasti impuniti, nonostante anche la Corte Costituzionale ne fosse a conoscenza: il processo si era concluso senza alcuna punizione dei poliziotti colpevoli per via delle lacune nella legge italiana, che non riconosce la tortura come un reato.
Un altro caso di tortura, riguardante gravi abusi commessi su detenuti da parte della polizia penitenziaria, è arrivato di fronte alla Corte EDU. I fatti risalgono a dieci anni fa, nel penitenziario di Asti, ma, nonostante le prove accertate, i responsabili non sono stati puniti.
I giudici italiani hanno riconosciuto esplicitamente che quanto accaduto può essere definito tortura così come definita dalla Convenzione ONU contro la Tortura (che l'Italia ha ratificato nel 1989), ma hanno stabilito che i responsabili non potevano essere sanzionati perché non esiste una legge che criminalizza le loro azioni.
I soldi non risolveranno nulla
Quando il caso Asti è stato preso in considerazione per la prima volta dalla Corte EDU, il governo italiano ha proposto una composizione amichevole offrendo un risarcimento di 45,000 euro a ognuna delle due vittime. Con quella proposta, tuttavia, il governo non si è impegnato ad introdurre una riforma normativa per introdurre finalmente il reato di tortura e la Corte l'ha quindi respinta.
Il caso è stato infatti dichiarato ammissibile e portato davanti alla Corte di Strasburgo, che si aspetta chiaramente che lo stato italiano ottemperi seriamente al suo obbligo di inserire il reato di tortura.
In altre parole, i soldi non risolveranno il problema. Infatti, c'è un unico modo per risolvere questa situazione vergognosa, ed è la criminalizzazione della tortura. L'Italia deve far fronte alle sue responsabilità costituzionali e internazionali per quanto riguarda la proibizione e la repressione della tortura; finché non lo farà, la storia continuerà a ripetersi.