Sandra, nome di fantasia, è una migrante proveniente dall'America Latina che vive in Spagna. Afferma di essere stata portata in un altro paese europeo da una rete di trafficanti di esseri umani e costretta a prostituirsi. Ha deciso di scappare in Spagna, dove viveva senza documenti regolari. Avrebbe potuto fare richiesta di protezione in quanto vittima di tratta, ma non ha voluto ricostruire di fronte alle autorità le terribili esperienze che ha vissuto.
Arrestata e picchiata
In seguito, è stata arrestata e collocata in un centro di detenzione per migranti in attesa dell'espulsione al suo paese, dove la sua vita avrebbe potuto essere minacciata dai trafficanti. Ha provato a impugnare sia la detenzione che l'espulsione e a chiedere la protezione dello stato, ma le autorità spagnole hanno respinto i suoi ricorsi senza specificare i motivi del rigetto (il suo avvocato ha fatto ricorso alla Corte Costituzionale, che non ha ancora deliberato sul caso).
Il giorno in cui stava per essere espulsa, mentre aspettava nel centro di detenzione per migranti, si è tagliata il braccio per evitare di essere rispedita a casa. I suoi vestiti erano macchiati di sangue. Secondo quanto da lei affermato, i poliziotti hanno ammanettato sia le sue mani che i suoi piedi quando hanno visto cosa aveva fatto. Il poliziotto che avrebbe dovuto accompagnarla in aeroporto inoltre l'ha colpita ripetutamente, pronunciando insulti razzisti contro di lei. Ha provato a obbligarla a cambiarsi i vestiti, ma lei ha rifiutato. Il poliziotto le ha detto che avrebbe fatto rapporto contro di lei. A causa di questi eventi, Sandra è riuscita ad evitare l'espulsione quel giorno e a restare in Spagna e sta ora provando a regolarizzare il suo status di migrante.
1.5 metri per 40 chili
Tutto questo è accaduto nel 2011, ora Sandra si trova ad affrontare un'accusa penale per aggressione contro pubblici ufficiali e lesioni personali ad un agente di polizia, pur essendo alta 1,5 metri e pesando 40 chili. Ha provato a denunciare l'agente di polizia che l'ha insultata e picchiata, ma il centro di detenzione non le ha fornito né la cartella clinica né le riprese delle telecamere di sicurezza, impedendole così di comprovare le sue affermazioni. Se alla fine sarà condannata, potrebbe rischiare fino a 18 mesi di carcere e la condanna renderebbe praticamente impossibile per lei ottenere un permesso regolare per vivere in Spagna.
La decisione del tribunale dovrebbe essere resa pubblica l'11 dicembre. A prescindere dalla decisione del tribunale, il caso di Sandra evidenzia alcune delle più rilevanti minacce ai diritti umani esistenti in Spagna: le violazioni dei diritti nei centri di detenzione per migranti; la mancanza di un'accurata identificazione, il che impedisce un'adeguata tutela delle vittime di tratta; l'impunità degli agenti di polizia nei casi di violenza (abbiamo visto che i poliziotti possono fare rapporto contro gli individui per coprire i casi in cui hanno, a turno, maltrattato qualcuno); e la discriminazione subita dalle minoranze etniche nel sistema della giustizia penale.