Mercoledì 30 gennaio, il Parlamento Europeo ha organizzato in mini-plenaria un dibattito di un’ora sugli ultimi sviluppi dello stato di diritto in Ungheria. Alcuni parlamentari con ruoli chiave hanno chiesto alla presidenza rumena dell’UE di mettere l’Ungheria nell’agenda del Consiglio, un passo ulteriore per fare pressioni dopo l’approvazione di una risoluzione lo scorso settembre in cui si chiedeva l’avvio delle sanzioni contro il paese a tutela dello stato di diritto. In base a tale procedura, nota come articolo 7, gli stati membri UE possono stabilire se un paese ha violato i valori e i diritti fondamentali UE e debba per questo essere sanzionato.
L’europarlamentare austriaco Josef Weidenholzerof, del gruppo S&D, ha dichiarato: “L’Ungheria sta diventando una democrazia di facciata”.
Ancor più significativo è il fatto che il membro del partito Fidesz ed eurodeputato del PPE Ingeborg Grassle, che supervisiona l’uso dei fondi UE, abbia dichiarato ai rappresentanti che l’Ungheria ha un problema con la frode, la corruzione, gli appalti pubblici e con il fatto che il sistema della giustizia non vuole affrontare la criminalità, forse perché lì ci sono persone che proteggono i criminali”.
Il Consiglio ha ‘tutti gli elementi per valutare’
Dopo aver ascoltato i dettagli degli ultimi sviluppi riguardanti lo stato della democrazia, dell’indipendenza dei giudici e dello stato di diritto, Frans Timmermans, primo vice-presidente della Commissione Europea, ha dichiarato: “Credo che il consiglio ora abbia tutti gli elementi per avviare una sua valutazione”.
Timmermans ha avvertito il Parlamento che la situazione in Ungheria si è deteriorata dall’approvazione del rapporto Sargentini. Ha aggiunto che la Commissione Europea al momento sta dialogando con il governo di Orban in merito alla cosiddetta legge Stop Soros, che criminalizza le attività delle organizzazioni che supportano le richieste di asilo e di permesso di soggiorno. Il governo ora ha 60 giorni per rispondere, dopo di che la procedura di infrazione potrebbe essere rinviata alla Corte di Giustizia Europea.
Inoltre, Timmermans ha elencato un ampio spettro di argomenti per i quali è in corso una procedura di infrazione contro l’Ungheria. Ad esempio, la Commissione Europea sta analizzando la cosiddetta legge schiavitù, che consente alle imprese di richiedere più ore di straordinari ma di ritardare il pagamento dei lavoratori fino a tre anni. La legge ha provocato proteste di massa in Ungheria alla fine dello scorso anno. Anche la legge che modifica l’istruzione superiore è sotto esame e a questo proposito Timmermans ha dichiarato in plenaria:
“Un’università che è costretta a traslocare per via delle misure e delle sistematiche pressioni da parte del governo è un qualcosa che non ha precedenti nella storia dell’UE ed è triste e preoccupante che questo possa avvenire all’interno dell’Unione”.
Il primo vice-presidente della Commissione ha sollevato – insieme a vari europarlamentari – anche la questione della fusione di oltre 400 testate mediatiche in Ungheria all’insegna di un unico gigante mediatico controllato da un consiglio composto da membri affiliati al governo. Vari rappresentanti UE hanno espresso le loro preoccupazioni per il fatto che la concorrenza nazionale e l’autorità dei media non hanno potuto indagare sulla fusione.
In ultimo, vari eurodeputati e Timmermans hanno sollevato la questione della creazione di un nuovo sistema giudiziario amministrativo a partire dal 2020 – con il timore che il governo possa essere in grado di selezionare i casi e compromettere ulteriormente l’indipendenza dei giudici nel paese.
Ungheria mantiene dibattito su un basso profilo
A differenza del passato, quando il Primo Ministro Viktor Orban si era mostrato intenzionato a difendere le sue decisioni di fronte al Parlamento Europeo, questa volta è stato scelto per rappresentare il governo l’europarlamentare di Fidesz Tamas Deutsch. Deutsch ha dichiarato che il suo paese è di nuovo all'ordine del giorno per rispondere alle esigenze della campagna elettorale europea della "maggioranza liberale di sinistra" e ha accusato i suoi colleghi di voler "minacciare, ricattare e punire i paesi che respingono l'immigrazione".