Nell'aprile 2014 la Corte di Giustizia dell'Unione Europea ha annullato la Direttiva sulla conservazione dei dati, che uniformava le norme sulla conservazione dei dati da parte dei provider internet e telefonici e regolava l'accesso ai dati da parte delle autorità degli stati membri. Nonostante tale sentenza, la legge ungherese che consente la conservazione dei dati è ancora in vigore. Nell'ottobre 2014 l'Hungarian Civil Liberties Union ha avviato una causa contro i due principali provider di servizi nel tentativo di ottenere, da parte della Corte Costituzionale, l'abrogazione della legge incostituzionale.
La Legge Ungherese sulle Comunicazioni Elettroniche consente ai provider di conservare i dati sulle comunicazioni telefoniche o via Internet per sei mesi. Tale possibilità riguarda “soltanto” l'identità del chiamante, la sua ubicazione, la frequenza delle comunicazioni e altri dati di questo tipo, mentre esclude i contenuti delle comunicazioni. Ma questi stessi dati consentono di accedere ad informazioni dettagliate riguardanti le vite private, le abitudini quotidiane e gli spostamenti delle persone coinvolte, senza dover conoscere necessariamente i contenuti delle comunicazioni. La conservazione di dati di questo tipo quindi costituisce una rilevante ingerenza nella sfera privata degli individui e la violazione del diritto fondamentale alla tutela dei dati personali.
I tentativi per giustificare le leggi sulla conservazione dei dati, sia a livello europeo che nazionale, si focalizzano sui loro potenziali benefici nel perseguire reati gravi e nella lotta lotta al terrorismo. Nonostante tali argomentazioni, la CJEU ha abrogato la direttiva europea e, a livello nazionale, la legge ungherese sulla conservazione dei dati non è conforme ai requisiti costituzionali ungheresi poiché viola i limiti dei criteri di proporzionalità. A causa delle recenti riforme della legge ungherese e, specificatamente, delle competenze della Corte Costituzionale, HCLU non può direttamente appellarsi alla corte per dimostrare che la legge sulla conservazione dei dati non rispetta la legge fondamentale ungherese (la Costituzione).
Così, HCLU ha formalizzato la richiesta che i provider di servizi Internet o telefonici eliminino qualunque traccia sul traffico di dati; i provider hanno respinto la richiesta, citando l'attuale normativa. HCLU quindi ha intrapreso un'azione legale contro i provider di servizi e durante il processo ha chiesto che il caso fosse rinviato direttamente alla Corte Costituzionale (iniziativa giudiziaria per il controllo delle norme nei casi concreti). Un vantaggio di questa mossa è che può essere compiuta durante il procedimento di primo grado e obbliga la Corte Costituzionale a decidere sul ricorso entro un breve termine (con urgenza e non oltre 90 giorni). Il primo giorno del processo di primo grado, le argomentazioni di HCLU riguardanti le questioni di costituzionalità hanno convinto il giudice, che ha prontamente rinviato il caso alla Corte Costituzionale.
L'Hungarian Civil Liberties Union sta cercando urgentemente il sostegno delle organizzazioni attive nel settore per compilare un'opinione legale amicus curiae. In particolare, sarebbe estremamente utile raccogliere dei pareri su argomenti costituzionali che riguardano la conservazione dei dati che sono stati presi in considerazione in altri paesi. Se sei in grado di contribuire al caso, considerando la scadenza a breve entro cui la Corte Costituzionale deve esprimersi, contatta al più presto Fanny Hidvégi, direttore del Programma per la Protezione dei Dati di HCLU.