La Corte Costituzionale ungherese ha emesso una sentenza sui diritti connessi al fine vita dei malati, aggiornando le leggi del paese sull'eutanasia e sul testamento biologico. Il caso trae origine da un ricorso presentato da un medico che, sulla base della sua esperienza, ritiene che il sistema sanitario non dovrebbe interferire con il diritto di un malato a morire in pace e secondo le sue volontà. Le tristi esperienze del medico con le autorità sanitarie in tema di eutanasia e leggi statali sul fine vita lo hanno condotto alla pensione, momento in cui ha presentato il suo ricorso.
Eutanasia attiva significa che il medico coopera attivamente alla morte del paziente, mentre eutanasia passiva fa riferimento all'interruzione dei trattamenti che tengono in vita la persona o ne allungano la vita stessa. Al momento, l'eutanasia attiva non è legale in Ungheria, mentre l'eutanasia passiva - nel rispetto di ferrei requisiti formali - è possibile. Appositi regolamenti, che includono disposizioni sul rifiuto del trattamento, sono specificati nella legislazione sanitaria. La cornice legale in vigore e i rigidi requisiti dell'eutanasia passiva permangono, sebbene i regolamenti sul testamento biologico siano stati aggiornati dalla Corte. Fare un testamento biologico significa che una persona decide di rifiutare il trattamento nel caso in cui dovesse perdere le proprie facoltà decisionali. Il testamento biologico può specificare quali trattamenti il paziente intende vietare, il che può includere la proibizione di ogni trattamento in generale. Come conseguenza della decisione della Corte, la dichiarazione riguardante il testamento biologico non deve essere rinnovata ogni due anni ma può essere ritirata in ogni momento, senza bisogno di rispettare alcun requisito formale. Inoltre, non sarà necessario il parere di alcune esperto psichiatra per confermare che la persona ha preso la sua decisione nelle sue piene facoltà mentali.
Nel 2010, l'Unione Ungherese per le Libertà Civili ha girato all'Ombudsman la richiesta di esaminare la pratica riguardante le decisioni sul fine vita, una pratica che sembrava aver fallito secondo la nostra esperienza. L'Ombudsman deve ancora emettere una risoluzione in risposta ai nostri quesiti.
Speriamo che i recenti cambiamenti contribuiscano a rendere disponibile questa opportunità così sconosciuta, affinché, nel caso in cui divenisse incapace, una persona potrebbe essere sottoposta o meno a un trattamento a seconda delle sue precedenti decisioni.
Il testo completo della sentenza della Corte Costituzionale è disponibile qui.