Oltre dieci anni fa, due detenuti hanno subito pesanti maltrattamenti nel carcere di Asti. Quando il loro caso è arrivato alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, il governo italiano si è subito offerto di risarcire le vittime per quanto accaduto.
E' stata tortura
Era il dicembre 2004. Due detenuti del carcere di Asti sono stati messi in isolamento, privati dei vestiti, del cibo e del sonno, insultati e picchiati. I brutali maltrattamenti da parte della polizia penitenziaria sono durati per giorni.
Il caso è finito in tribunale quasi incidentalmente, grazie ad alcune informazioni scoperte nel corso di un'altra indagine. Otto anni dopo il fatto, tuttavia, il caso è stato rigettato dalla Cassazione.
Il giudice – pur riconoscendo che il maltrattamento subito dai due uomini costituiva tortura – non aveva potuto condannare nessuno per quanto accaduto per via della mancanza di un reato specifico nel codice penale italiano.
Il caso finisce alla Corte di Strasburgo
Antigone, rappresentata dal suo difensore civico, Simona Filippi, e Amnesty International, rappresentata dal suo presidente, Antonio Marchesi, hanno unito le forze per aiutare i due detenuti a preparare e presentare il ricorso alla Corte Europea dei Diritti Umani.
Alla fine di novembre 2015, i giudici di Strasburgo hanno dichiarato ammissibile il ricorso per violazione dell'articolo 3 della Convenzione e il governo italiano, anziché attendere la sentenza, ha immediatamente proposto una composizione amichevole, offrendo 45,000 euro a ciascuno dei due ricorrenti.
Il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella, ha dichiarato, “Quella della Corte Europea è una decisione di importanza enorme che riguarda la tortura in un carcere italiano. Il Governo ammette sostanzialmente le responsabilità e si rende disponibile a risarcire i due detenuti torturati ad Asti. Come aveva scritto a chiare lettere il giudice di Asti nella sentenza del 2012, si era trattato di un caso inequivocabile, e impunito, di tortura.”
Il presidente di Amnesty ha aggiunto “Da parte nostra, anche alla luce di questi sviluppi, chiediamo ancora una volta all’Italia di introdurre il reato di tortura nel codice penale, definendo la fattispecie in termini compatibili con la Convenzione Onu del 1984 contro la tortura e la Convenzione Europea dei Diritti Umani.”
Esprimi il tuo sostegno
L'obbligo di perseguire il reato di tortura, così come previsto dalla normativa internazionale e dalla stessa Costituzione Italiana, è infatti rimasto inevaso da troppo tempo, e non è la prima volta che l'assenza di un reato specifico ha portato ad un caso di giustizia negata (come recentemente riconosciuto dai giudici di Strasburgo nel recente caso Cestaro rispetto agli eventi del G8 di Genova del 2001).
Se anche tu pensi che l'Italia dovrebbe iniziare a perseguire penalmente la tortura, firma la petizione di Antigone per chiedere l'introduzione del reato di tortura nel codice penale italiano!